Ambiente Tecnica Società. Rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia

Editoriale n. 47

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Un anno fa, nell’editoriale del n. 45, davamo conto della difficile transizione che attraversava la Fondazione Luigi Micheletti e quindi il Centro di storia dell’ambiente e questa rivista, fondati nel 1999 da Giorgio Nebbia e Pier Paolo Poggio. Ci sembra giusto, oggi, condividere con chi segue il nostro lavoro l’approdo positivo cui siamo pervenuti: il nuovo assetto della Fondazione, con Paolo Corsini Presidente e Giovanni Sciola Direttore, ha confermato la volontà e l’interesse a proseguire nel solco tracciato allo scadere del secolo scorso, affidando la responsabilità del Centro di storia dell’ambiente a Marino Ruzzenenti e la direzione de “Altronovecento” a Luigi Piccioni con la redazione dallo stesso individuata.

Siamo consapevoli dei nostri limiti, di quanto sia arduo raccogliere l’eredità dei fondatori, tuttavia cercheremo di tener fede a quanto ci eravamo ripromessi, tre anni fa, nell’editoriale del n. 42, quando ci toccò il compito di tenere in vita quell’eredità, in una situazione di drammatica emergenza: “‘Altronovecento’ rimane quindi anzitutto una rivista di intervento politico che ospita contributi rigorosi e di qualità e che si ripropone di esplorare i nessi tra il presente e i grandi nodi della storia del Novecento con un’attenzione particolare al nesso tra tecnica, produzione, lavoro e ambiente e agli sviluppi delle forme di pensiero critico”.

E ci confortano le tante pregevoli collaborazioni che si sono attivate in questi tre anni, il fatto che anche a Brescia, territorio che fisicamente ospita il patrimonio archivistico che alimenta il nostro lavoro, si manifesti un nuovo interesse da parte di energie anche giovani e, soprattutto, la disponibilità di Pier Paolo Poggio a seguire, ancorché da lontano, il nostro lavoro con preziosi consigli.

Questo numero, in particolare, ci sembra possa rappresentare al meglio questo primo approdo, testimoniato dalla ricchezza dei saggi e dalla pluralità di contributi su diverse tematiche, alcuni dei quali qui ci limitiamo a segnalare.

Presenti innanzitutto le riflessioni per noi ricorrenti sull’agricoltura: la ripresa da parte di Alberto Berton della battaglia per la salvezza e la valorizzazione della ex stazione agraria di Modena, fondata da Alfonso Draghetti, pioniere del biologico (a questo proposito, dello stesso Berton segnaliamo l’imminente uscita della storia del biologico, di cui, nella sezione Letture, proponiamo l’introduzione di Piero Bevilacqua); l’importante esperienza di Campi aperti di Bologna proposta da Rosanna Fratello; il rapporto malato tra agroindustria, paesaggio ed acqua, segnato dall’alternarsi drammatico di opposti eccessi, siccità ed inondazioni, nel saggio di Roberto Saleri.

Un’aggiornata analisi sullo stato dei nuovi movimenti per la giustizia ambientale ci viene proposta dalla giovane ricercatrice Paola Imperatore, nel saggio “Territori in lotta. Capitalismo globale e giustizia ambientale nell’era della crisi climatica”.

Il filosofo Marco Maurizi mette con i piedi per terra l’Intelligenza artificiale, svelandone l’intrinseco legame con la “razionalità folle del capitale” e, dunque, dimostrando che non si tratta di un problema tecnologico, ma politico a tutto tondo.

Bruno Mazzara ci offre una puntuale sintesi del suo lavoro, Società dei consumi e sostenibilità, appena uscito per Carocci, con un’analisi critica della storia del consumismo e del ruolo svolto dalle agenzie pubblicitarie per alimentare l’odierna società che Giorgio Nebbia preferiva denominare dei “rifiuti” piuttosto che dei consumi.

Anche nella sezione Eventi troviamo tre saggi che riprendono una tematica precedentemente affrontata, ovvero il dibattito su ecomarxismo e decrescita: si tratta in realtà della rielaborazione di alcune delle relazioni (Marino Ruzzenenti, Alessandro Montebugnoli, Paolo Cacciari) presentate al seminario tenuto presso la Fondazione Luigi Micheletti, il 31 marzo 2023, Decrescita: una via ecosociale al cambiamento, in preparazione della Conferenza internazionale di Zagabria (29 agosto – 2 settembre 2023) Planet, People, Care: It Spells Degrowth!

Nella sezione Cose, oltre alla consueta ripresa del patrimonio lasciatoci da Giorgio Nebbia, da segnalare la nuova preziosa collaborazione di Marco Caldiroli, presidente di Medicina democratica, che ci propone un’efficace scheda sul fluoro, elemento chimico di bruciante attualità, in questa sede supporto prezioso al bel saggio di Enzo Ferrara che documenta l’esteso inquinamento, in particolare delle acque, prodotto da diversi composti dello stesso fluoro, i famigerati PFAS.

Nella sezione Persone dedichiamoun primo ricordo ad Angelo Baracca, un caro amico e nostro collaboratore, venuto a mancare proprio mentre stavamo chiudendo il numero. QuindiSara Lorenzini ci propone una grande donna oggi poco conosciuta, ma nel secolo scorso protagonista della scena internazionale, l’economista britannica Barbara Ward, negli anni Sessanta e Settanta considerata un’intellettuale di primo piano e una vera e propria icona del movimento ambientalista, mentre Laura Centemeri, nuova componente della redazione, ci parla della figura di un eminente urbanista e paesaggista italiano, recentemente scomparso, Gianni Beltrame.

In questo numero ospitiamo anche numerose recensioni e proposte di letture di testi che ci sembrano meritevoli di attenzione.

Infine, nella sezione Documenti, ritorniamo sull’anno magico dell’ecologia, il 1972. Dopo il n. 46, monografico, alcuni amici e collaboratori ci hanno indicato altri materiali di grande interesse che completano la straordinarietà di quella fase culminante della “primavera ecologica”: innanzitutto il numero speciale del “Nouvel Observateur” intitolato La dernière chance de la Terre e pubblicato nel giugno 1972, da cui abbiamo tratto “I demoni dell’espansione”di Michel Bosquet (alias André Gorz), una profetica critica della crescita, e un colloquio con Edgar Morin, “1972, Anno 1 dell’era ecologica”; in quel clima, notevole anche la figura di Sicco Mansholt, dirigente degli agricoltori olandesi, diventato per un breve periodo Presidente della Commissione europea, fautore della “crescita sotto zero”, qui ricordato da Joan Martinez-Alier; non manca una mirabile analisi critica dello stato dell’ambiente e dell’inquinamento prodotto dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione in Italia ad opera di Virginio Bettini, pubblicato in appendice alla prima edizione del ’72 di Il cerchio da chiudere di Barry Commoner;quindi, una vivace intervista ad Aurelio Peccei, poco prima dell’uscita de I limiti dello sviluppo, regalataci dall’autrice, allora giovane giornalista, Grazia Francescato; infine un saggio a dir poco strepitoso che indica l’urgenza di una “grande svolta”, ovvero la fuoriuscita dalla civiltà fossile per imboccare quella solare, Il Sole e l’uomo. Nuove prospettive per l’Eliotecnica di Antonio Agostino Capocaccia, un decano dei presidi delle facoltà di ingegneria, dunque un influente cattedratico, che, però, a differenza di tanti aveva intuito la genialità delle ricerche innovative di Giovanni Francia, il pioniere a livello mondiale del solare a concentrazione.

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