Ambiente Tecnica Società. Rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia

Ricordando il petrolio

image_pdfScaricaimage_printStampa

Avete notato che si parla sempre meno del petrolio ? Sarà perché ormai il suo prezzo da un po’ di tempo non fa più le bizze, abbastanza stabile, alla fine del 2015, intorno a circa 35 dollari al barile (circa 250 euro alla tonnellata). Sarà perché ormai in Italia se ne importa di meno, rispetto agli anni passati: circa 50 milioni di tonnellate nel 2014 rispetto ai 90 milioni di dieci anni fa (e addirittura se ne produce un poco nella stessa Italia), in parte sostituito dal gas naturale e dal carbone (si, proprio lui, zitto zitto, sempre intorno a noi, importato in ragione di circa una ventina di milioni di tonnellate all’anno).

Il prezzo del petrolio subisce continue oscillazioni a causa di guerre sotterranee fra potentissime imprese finanziarie e altrettanto potenti governi che dominano il commercio internazionale di quasi 4200 milioni di tonnellate all’anno dell’odiato e amato petrolio: i produttori Stati Uniti e Russia, Norvegia e Arabia Saudita, Iraq e Iran, e poi gli affamati consumatori di petrolio come l’insaziabile Cina. Il petrolio costa perché corre sugli oceani e negli oleodotti stesi nelle giungle e nei deserti, e perché le sue riserve più accessibili si esauriscono rapidamente ed occorre estrarlo da giacimenti sempre più lontani e ostili.

Eppure proprio il petrolio è indispensabile, sotto forma dei suoi derivati, benzina e gasolio, per tenere in moto i 50 milioni di auto e moto veicoli che affollano strade e città italiane. Ma il petrolio entra nella nostra vita anche sotto tante altre forme per cui si può parlare di un “costo in petrolio”, per tutte le merci e i servizi.

Il petrolio entra nella vita di ogni “signor Rossi” fin da quando si alza la mattina. Si è appena seduto per fare colazione e anche il latte che sua moglie ha comprato ieri è stato ottenuto da una mucca che si è nutrita di foraggi e cereali e mangimi che sono stati “fabbricati” dall’agricoltura usando trattori e concimi e che sono stati trasportati con navi e camion, e tutto ciò ha richiesto prodotti petroliferi.

Anche il caffè ha richiesto un poco di petrolio, quello che è stato necessario per muovere le navi che lo hanno portato dall’Africa o dal Sud America, e per far funzionare le macchine per la tostatura. E c’è del petrolio anche “dentro” la giacca e i pantaloni e le scarpe indossati dal Signor Rossi perché le fibre tessili sintetiche hanno richiesto petrolio; la coltivazione del cotone e l’allevamento delle pecore e la tessitura e la fabbricazione delle scarpe, sono stati tutti resi possibili da energia derivata dal petrolio.

Neanche in ufficio il signor Rossi potrà liberarsi dalla invisibile schiavitù del petrolio: il suo ufficio è dotato di tutte le apparecchiature elettroniche che consentono di abbandonare i polverosi archivi cartacei e di accedere alle informazioni alla velocità della luce. Purtroppo un vecchio proverbio dice che non si può avere niente gratis: infatti anche le sue macchine contengono materie plastiche, circuiti elettronici, oro e metalli rari e sali di litio e grafite che tutti hanno richiesto minerali e processi che hanno consumato petrolio. Per stare tranquillo il signor Rossi farà bene a stampare i risultati del suo lavoro su carta, la cui produzione ha richiesto petrolio quando sono stati segati gli alberi, trasportati poi dai lontani boschi del Nord fino alle cartiere, e quando la cellulosa è stata trasformata in carta e poi tagliata in fogli ben squadrati.

Qualche buona notizia: la signora Rossi dice al marito che la concessionaria ha finalmente avvertito che la nuova automobile è disponibile; lui non lo sa, ma anche una automobile, come anche una lavatrice, un frigorifero, un televisore, sono fatti di innumerevoli parti ciascuna delle quali ha richiesto petrolio, nell’estrazione dei minerali, nella fusione dei metalli, nella plastica, nelle vernici, eccetera.

Nel 1982 una piccola casa editrice di Milano pubblicò un libretto (ormai esaurito) dell’inglese Peter Chapman, intitolato “Il paradiso dell’energia”, che parlava del “costo in petrolio” di ogni oggetto della vita domestica: il pane, i tessuti, i mobili, gli elettrodomestici: in questo modo, quando il prezzo dell’energia fosse aumentato, ogni persona avrebbe potuto calcolare di quanto sarebbe aumentato il prezzo, in euro, di quello che stava per acquistare e avrebbe potuto regolarsi nel suo comportamento quotidiano, nei suoi consumi. E. nello stesso tempo, avrebbe potuto pretendere, quando i prezzi del petrolio fossero diminuiti, come adesso, una adeguata diminuzione del prezzo delle merci che acquista, soprattutto dei combustibili per autoveicoli il cui prezzo al consumo invece non segue affatto quello del petrolio.

Infine la conoscenza del “costo energetico” delle merci dovrebbe aiutarci a ricordare che il petrolio, insieme al gas naturale e al carbone, è responsabile dell’inquinamento dei mari, del suolo e soprattutto dell’atmosfera con quelle polveri e idrocarburi e gas che entrano nei nostri polmoni. Tutti e tre questi combustibili fossili aggiungono, in Italia, circa 400 milioni di tonnellate all’anno ai circa 35.000 milioni di tonnellate di “gas serra”, responsabili dei mutamenti climatici, che ogni anno finiscono nell’atmosfera dell’intero pianeta. Sappiamo quindi chi ringraziare se, alle prime violente piogge, provocate proprio da tali inquinamenti, tante case e strade e campi vanno sott’acqua.

image_pdfScaricaimage_printStampa
Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articolo Precedente

Metalli insanguinati

Articolo Successivo

Potassio

Articoli Collegati
Total
0
Share